Kokocinski: «L'accademia della vita»

Se c’è una corrispondenza tra arte e vita, eccola. È nell’opera e nel vissuto di Alessandro Kokocinski. Nato nelle terre leopardiane da padre polacco e madre russa, vittima e protagonista dei grandi sommovimenti del secolo breve e preso tra le maglie di quell’immane carnaio che fu la Seconda guerra mondiale, Kokocinski è cresciuto tra gli indios delle foreste amazzoniche e i saltimbanchi d’un circo equestre capace di trasmettergli un mestiere e l’amore per quello che sarà. L’artista ha attraversato i recenti drammi “made in Usa” del ‘900 latinoamericano, come la repressione del peronismo in Argentina e il golpe di Pinochet in Cile, quell’11 settembre 1973 che fu per decenni data cardine della storia e della sinistra, prima d’affogarsi nel calderone mediatico d’un altro 11 settembre. Poi girovagando l’Europa, sbarca di nuovo a casa nostra e riscopre il Belpaese che gli ha dato i natali. Si commuove sotto le arcate del Colosseo, prende casa a Tuscania, dove trasforma una dimora vescovile in un palazzo da sogno, e apre bottega in una chiesa sconsacrata, ora consacrata alla sua arte. Di tutto questo peregrinare, di questa vita che è un romanzo, tele e fondali, angeli caduti e mascherone di creta, pulcinelli, generali e gesucristi stanno lì, alle pareti di San Biagio, a testimoniare con soave matericità l’insostenibile peso dell’essere. Ora Alessandro Kokocinski torna a Roma con una doppia personale. La prima alla galleria Spazio 120 insieme a Paola Princivalli dove s’indaga il significato profondo dell’arte, la seconda alla galleria "20 Artspace" nella quale irrompono i lavori dell’artista volti all’aspirazione verso il sublime che raggiunge nelle ultime opere un alto livello di consapevolezza e di maturità. Info: www.spazio120.it; www.20artspace.it.
(L’intervista integrale con Alessandro Kokocinski su Inside Art di maggio)

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di Maurizio Zuccari – riprese Manuela Giusto – montaggio Camilla Mozzetti