Jack Sal, rivive la cappella Gandini

La volta a crociera invasa da un intenso blu, chiaro omaggio a Giotto, sulle pareti il rosso cangiante ed eroso dal tempo, aggredito dal gesto, dal segno della calce bituminosa. Uno sfregio ricurvo a fare il verso alla volta, il nero a lutto a marcare l’umano errare a fronte della grazia divina. In fondo, dietro l’altare le 14 stazioni della Via crucis reinterpretate in chiave moderna. Così Jack Sal (Waterbury, Connecticut, 1954), diviso tra il concettuale e il minimalista, è intervenuto sulla cappella Gandini a Montà (Padova). Una strana commistione di antico e contemporaneo che ha ridato vita a un luogo prezioso. Costruita nel 1723 accanto alla villa, la cappella privata viene oggi aperta al pubblico. L’intervento dell’artista statunitense risale al 1986, poi l’oblio, il tempo e le intemperie hanno fatto il resto. La volta crolla e il rischio della rovina è vicino. Finché non decide di intervenire Luigi Attardi, già committente di Sal più di vent’anni prima, tra gli eredi della cappella e presidente dell’Associazione per la poesia. In quattro mesi tutto viene riportato all’antico splendore, Sal ritorna a imprimere una seconda volta il suo segno. Le porte sono state riaperte sabato 23 giugno, alla presenza dell’artista e del critico Bruno Corà, con la speranza di farne un luogo vivo della città, contenitore di arte e di eventi culturali, come promesso dall’assessore alla Cultura di Padova Andrea Colasio.

Info: 3337103107; [email protected]

foto Maurizio Zuccari