Re-generation, nuova vita

Visitare la collettiva Re-generation equivale a imboccare un tunnel per avanzare nella nuova, frizzante, creatività della scena capitolina. Percorrere i due padiglioni del Macro Testaccio è come immergersi nello struscio dell’aperitivo serale: è possibile scorgere quelle che saranno le nuove tendenze, individuare le strade più battute e ammiccare nel notare qualche accostamento non proprio azzeccato come sbagliare l’accessorio. «La mostra – dichiara Maria Alicata, giovane curatrice insieme a Ilaria Gianni – vuole essere un evento pensato per tutti i romani e non per forza per quella cerchia che già frequenta, saltuariamente o assiduamente l’ambiente dell’arte contemporanea». Re-generation, con l’esibizione di oltre cinquanta artisti, vuole scattare un’istantanea della scena artistica che si sviluppa tra le mura della città di Roma, presentando giovani autori, non esclusivamente romani, che dialogano con le opere giovanili di maestri storici (quali Gino De Dominicis, Vettor Pisani, Fabio Mauri, Alighiero Boetti e Pino Pascali) che hanno vissuto e prodotto nella capitale.

 

«La collettiva – prosegue Alicata – presenta artisti già affermati insieme ad altri che non hanno neanche una galleria. La particolarità della collettiva è quella di essere un progetto aperto e condiviso con gli stessi artisti visto che con molti ci siamo cresciuti». Tanti i nomi, poche (per ovvie questioni logistiche) ma per lo più inedite le opere che ogni artista presenta: la sensazione, così, è quella di ricevere una bella infarinatura (anche se si vorrebbe una scorpacciata) di quello che è il panorama più fresco della creatività cittadina. Eterogena e trasversale, l’esposizione spazia per linguaggi e stili: dall’amore per la catalogazione di Gianni Politi all’interesse per il mezzo cinematografico di Ra di Martino, dalle grandi tavole ricche di particolari di Pietro Ruffo ai personaggi stilizzati e bizzarri di Marco Raparelli, dall’affascinante ricerca che unisce arte e scienza di Silvia Iorio alla meticolosa ricerca documentaristica di Giulio Squillacciotti, dall’installazione con tanto di formiche sotto teca di Luana Perilli al video in bilico tra poesia e denuncia di Goldiechiari.

 

«Anche il confronto – specificano le curatrici – con artisti e istituzioni straniere come le accademie ha contribuito ad alzare il livello della proposta culturale romana. Tali prospettive di apertura e allargamento della scena legata alle arti visive hanno dato la spinta necessaria alla trasformazione della città in un centro di produzione artistico capace di diversificare la programmazione degli spazi e orientare le politiche culturali a seconda delle reali esigenze del momento». Ad accompagnare la mostra un ricco programma di performance ed eventi che seguono un calendario ben preciso che si dipana durante l’intero periodo di apertura della collettiva.