Piperno stregato in extremis

Alla fine – ma proprio alla fine – ce l’ha fatta. Quando non ci credeva più nessuno, manco lui forse. Si è inverato così, al ninfeo di villa Giulia, l’antico rito del premio Strega. A essere stregato, in extremis, Alessandro Piperno col suo duo di pappagallini-fratellini Inseparabili. Tutto come previsto, quindi? Forse sì, anzi no. Ché la vittoria ottenuta dal pupillo Mondadori, sottotono e sottovoce, è giunta all’ultimissima riffa, per due voti soltanto (pari alle inopinate schede bianche) contro Emanuele Trevi – 126 a 124 – supportato dalla sparuta ma agguerritissima “clacque” di Ponte alle Grazie. Stazzonato e stralunato come il suo rivale, ma assai più ciarliero, l’autore di Qualcosa di scritto non ce l’ha fatta, pur stando in testa per buona parte della conta. Pure uscendo vincente dalla cinquina di casa Bellonci. Pur essendo lui, infine, il riesumatore del pasoliniano oro nero, il favorito della serata. E la prima sorpresa. Non può che prendersela con la sua chiaroveggenza, Trevi, declamata da ultimo in video sul Fatto quotidiano. Sullo strapotere delle case editrici (meglio, della Sola Unica Casa), sul potere di veto che favorirebbe sempre gli stessi, sulla marcescenza da senilità, nonostante ritocchi e belletti, del premio letterario che, proprio per questo, resta il più ambito e chiacchierato del Belpaese. L’unico capace di smuovere l’asfittico mercato italico. Tutto come da copione, quindi? Ma anche no.

La seconda sorpresa è nel boato del Silenzio dell’onda. Nell’exploit di Gianrico Carofiglio che ha rischiato di travolgere tutti, compreso il suo compare di scuderia Piperno, mettendosi di traverso a una vittoria annunciata, sofferta, spuntata all’ultima curva, appunto. Niente da fare per lui: s’è fermato a quota 119, poco oltre avrebbe consegnato il podio a Trevi. È la riprova che la partita c’è stata, Mondadori e Rizzoli avrebbero potuto biscottare tutti, invece se la sono giocata alla pari. E ha vinto ai punti – si passi la banalità – chi ne ha fatti di più. Per gli altri, poco più che spettatori di una serata afosa come da prassi ma – sottolineano gli occhiuti beninformati e gli abituée – con maggior dovizia di bellezze da gala e vip d’asporto e un buffet che rende onore al catering, non c’è stata né avrebbe potuto esserci storia.

Nel tempo di mezzo del navigato Marcello Fois (Einaudi, 48 voti, per lui la rivincita sarà al Campiello) e La colpa della promessa Lorenza Ghinelli (Newton Compton, 16, per lei era già una vittoria esserci) hanno recitato la parte dei vasi di coccio tra pretendenti di ferro. Senza nulla togliere alle rispettive case editrici, troppa la differenza nel volume di fuoco in gioco. Piperno, dunque. Dicano quel che vogliano i maligni, ricorrano pure alle trame di Sion e di Segrate. Gli è che da quelle parti hanno la memoria lunga e il passo fermo, lo Strega mancato Con le peggiori intenzioni non poteva sfumare stavolta. Sennò si sarebbe dovuto dire che dalla Mondadori vengono a scaldare i tavoli, che il premio esce dal solco della tradizione. E questa sì che sarebbe stata una sorpresa vera.

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