Lazio, idee per la cultura/3

Quale spazio per l’arte contemporanea? Quale ruolo per la cultura nella nuova giunta che da febbraio sarà alla guida della regione Lazio? In attesa delle amministrative, i protagonisti del settore hanno chiesto a Nicola Zingaretti, il candidato del centrosinistra e segnatamente del Pd, di dire la sua sul sistema delle arti contemporanee. Associazioni, galleristi, fondazioni, artisti e operatori del settore si sono incontrati in occasione di Contemporaneart negli spazi della fondazione Cerere, a Roma, per confrontarsi con l’attuale presidente della provincia. Di seguito una sintesi degli interventi per dare un quadro dei desiderata dei protagonisti e nel complesso – è il caso di dirlo – dello stato dell’arte nella nostra regione. L’intervento di Zingaretti può essere ascoltato direttamente qui. Ringraziamo Marcello Smarrelli, la fondazione Cerere e Vocazione Roma per la disponibilità. (M. Z.)

Innanzitutto ringrazio Nicola Zingaretti per essersi reso disponibile a incontrare gli operatori culturali che lavorano sul tessuto urbano di Roma e provincia, lo faccio oltre che a nome di Vocazione Roma, anche a nome di molti galleristi, artisti e curatori con cui sono in diretto contatto e che avranno voce attraverso Paola Capata. Questo incontro, oltre ad essere abbastanza unico nel suo genere in quanto difficilmente un politico decide di farsi da parte per entrare a diretto contatto con gli addetti ai lavori e costruire con loro il programma di un’istituzione prima ancora di scendere in campo, risulta fondamentale per rendersi conto di cosa effettivamente manca per rendere Roma e la regione Lazio un esempio da seguire con una caratura internazionale. Prima di completare la proposta presentata da Elisabetta Maggini e Ottavia Zanzi Cerasi, che se vorrai, Vocazione Roma si impegnerà a portare avanti, volevo fare un cenno a un’esperienza già attivata in un’altra Regione italiana. Si tratta del Piano cultura approvato dalla regione Toscana, relativo al triennio 2012-2015 (Legge di riunificazione delle procedure e di riordino della materia). Ovvero un’infrastruttura della cultura da cui far discendere i programmi regionali, per far confluire i fondi regionali ed europei in un unico programma, in modo da utilizzare gli stessi in modo integrato. Mi sembra infatti utile che anche nel Lazio venga approvato un Piano Unico per la Cultura. Il nostro obiettivo è creare un efficace coordinamento delle iniziative culturali e di inserire in questo quadro la promozione dell’arte contemporanea per l’intero territorio regionale. Detto questo ci sembrava opportuno valutare l’ipotesi di recupero e riqualificazione di spazi in disuso a livello regionale attraverso l’affidamento degli stessi a un comitato di curatori ed esperti del settore che possa redarre e valutare progetti in grado di dare nuova vita a strutture abbandonate o dimenticate. Non si tratta di un’iniziativa nuova, in quanto a livello internazionale abbiamo diversi esempi di luoghi, zone o edifici recuperati attraverso l’organizzazione di eventi appartenenti al mondo dell’arte o l’affidamento delle stesse strutture ad artisti, New York ne è un esempio, dove ogni 5-6 anni nuove zone del territorio vengono alla ribalta attraverso lo spostamento di attività artistiche che per loro natura necessitano di mantenere i costi contenuti. Ma senza andare troppo lontanto, la stessa San Lorenzo, il Pigneto, zona Maxxi/Auditorium e la zona del Mattatoio sono venute alla ribalta dopo aver affidato le stesse agli ambienti connessi con il mondo culturale.

A livello nazionale tra le best practice del settore abbiamo individuato 2 progetti nati da un stretta collaborazione tra gli enti regionali e i privati, a cui potremmo ispirarci per la messa a fuoco di come operare: 1 – Dolomiti Contemporanee – Laboratorio di arti visive avviato dalla Regione Veneto, che punta a una riqualificazione di edifici abbandonati nel Veneto. Uno degli edifici coinvolti in questo recupero è una scuola elementare che fu danneggiata dall’onda di risalita della frana del Monte Toc che nel ’63 causò la disastrosa frana del Vajont, e da allora è rimasto chiuso. Riapre nel 2011 con l’obiettivo di diventare un centro propulsivo, vitale e creativo. Un luogo di cultura e di ricerca. Dolomiti contemporanee non produce, dunque, solo una serie di eventi espositivi, ma innesca un processo di operatività, di lavoro e di azione culturale sul territorio. 2 – Il progetto “Una rete regionale per l’arte contemporanea”  (elaborato dalla Regione Toscana, Prato) – è stato realizzato con due modalità:  – Convenzione tra la Regione Toscana e il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato. – Realizzazione del Format Toscana-in-contemporanea. Questo progetto nasce con due obiettivi specifici: – quello di promuovere l’arte contemporanea, dando la possibilità ai cittadini residenti in Toscana di avvicinarsi alla conoscenza di essa nelle sue diverse forme.  – quello di integrare la politica culturale della Regione con le politiche locali, in modo da favorire sinergie efficaci per il raggiungimento di questo risultato. Il nostro obiettivo è di individuare uno spazio sotto-utilizzato o in stato di abbandono, ristrutturarlo, riqualificarlo e trasformarlo in un luogo dove svolgere eventi espositivi e laboratori per artisti emergenti. Creando in questo modo non solo uno spazio espositivo, ma un progetto di rete dove si incontrano soggetti diversi. Come sai abbiamo un esempio concreto di come, attraverso l’asta organizzata mesi fa, siamo riusciti a raccogliere oltre 50mila euro per ristrutturare e offrire ad Acilia un nuovo teatro sperimentale inaugurato questo fine settimana. Quindi in realtà creare lo spazio o recuperalo non è sufficiente, non basta creare uno “scatolone vuoto”, come spesso si è fatto nel passato: per contribuire davvero alla crescita culturale ed economica del territorio è necessario animarlo e riempirlo di contenuti validi, attività, proposte di prima qualità, e per fare questo serve il coinvolgimento di un team di operatori esperti (artisti, curatori, galleristi, collezionisti) che possano selezionare i progetti e gli artisti magari mediante un bando pubblico, trasparente, visibile a tutti.

Giorgio Galotti, gallerista e direttore della CO2 di Roma. Info: www.co2gallery.com

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