La messa in scena di Biasiucci

Roma

Palazzo Poli ospita fino al 17 febbraio Tre terzi. Sacrificio – Tumulto – Costellazioni. La mostra, curata dall’Istituto nazionale per la grafica ripercorre il trentennio artistico di Antonio Biasiucci attraverso un’arte visionaria strettamente legata alla realtà, dove i confini non sono tracciati. Biasiucci è tra i più importanti rappresentati della fotografia contemporanea e il suo lavoro è una costante ricerca delle sue personali radici e al contempo indagine sulle origini e destino dell’umanità. In questa appassionata ricerca gli elementi centrali della cultura meridionale, come le vacche, gli ex voto, i vulcani diventano soggetti degli scatti fotografici, ma anche archetipi primordiali ed espressioni dei valori universali. “Il nero e la luce – scrive Eduardo Cicelyn – sono le precategorie che formano il punto di vista del fotografo: e come nella caverna platonica appaiono solo ombre e sagome notturne, così nell’obiettivo di Biasiucci le cose sono magmatiche e fluttuanti. Né sociologia, né metafisica del quotidiano, le sue immagini sono piuttosto uno strenuo e interminabile tentativo di riordinare il mondo secondo una cosmogonia malinconica. Fuori, solo apparenze ingannevoli”. Vita e morte, luce ed ombra, origine e fine sono al centro della poetica del fotografo campano sia nelle serie più vecchie come Vapori e Magma, Ex voto e Madri a Res sia nella più recente Volti e Pani.

Biasiucci nel 1987 incontra il poeta, registra e scrittore Antonio Neiwiller. È nella collaborazione con uno dei principale protagonisti del teatro d’avanguardia che il fotografo impara il valore della messa in scena fatta secondo le linee del “laboratorio”.

In Tre terzi, come nelle altre mostre, l’allestimento dei lavori riveste un ruolo non secondario. È nella loro messa in scena che le fotografie acquistano valore e significato. Non è solo una questione di spazio e forma, ma è un’organizzazione mentale che regala ritmo e impone un tempo di lettura unitario. “La necessità e l’urgenza di ritornare sui propri soggetti, di far rivivere i propri lavori in una reiterazione dell’azione – proprio come nel trascorrere ciclico della natura e delle cose – determina, nell’opera di Biasiucci, come negli spettacoli di Neiwiller, quel processo di riduzione e scarnificazione che purifica le immagini, liberandole di ogni contenuto superfluo, trasformandole in visioni essenziali”, conclude Cicelyn.

 

 

Fino al 17 febbraio 2013

Palazzo Poli

via Poli 54, Roma

http://www.grafica.beniculturali.it

 

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