Il tris del Vaticano

È stato inaugurato questa mattina il padiglione della Santa sede che, per la prima volta nella storia, prende parte alla 55esima Esposizione internazionale d’arte della biennale di Venezia. In Principio è il titolo scelto per il padiglione, situato all’Arsenale nelle sale d’armi nord. Il direttore dei musei Vaticani, Il professore Antonio Paolucci, è il curatore di una mostra che getta un ponte nuovo tra arte e fede. Si è scelto di ripercorrere i primi 11 capitoli della genesi invitando tre artisti di portata internazionale, provenienti da differenti stati e che si esprimono con media eterogenei: Studio Azzurro, Lawerence Carroll, Josef Koudelka. Una forte simbologia si percepisce all’interno dell’intero padiglione a partire dalle tre opere di Tano Festa – tre lavori provenienti dalla serie che l’artista romano dedicò alla cappella Sistina – con i quali si apre il padiglione.

Nel buio della prima sala, su quattro schermi, il collettivo degli Studio Azzurro nel lavoro dal titolo In principio (e poi) ha dato una lettura dei primi cinque libri della Genesi, ovvero quelli dedicati alla creazione. Lo spettatore è chiamato a svolgere un ruolo attivo rispetto all’installazione. A terra il movimento circolare del cosmo al momento della creazione, registra il movimento delle mani che vanno poi a confluire nel movimento circolare generatore. Invece sugli schermi installati su tre delle pareti laterali vagano uomini e donne in uno spazio indefinito. Toccando lo schermo all’altezza dell’addome delle persone, è possibile fermare gli uomini e le donne portatori di storie. In sintonia con l’attenzione al contesto sociale, fin da sempre dimostrata dal gruppo, alla gestualità dei sordomuti è affidato lo svelamento del regno animale e di quello vegetale, mentre ai detenuti il racconto, tramite la voce, della loro esperienza e storia personale. Un lavoro che tocca profondamente e che stimolano lo spettatore a un movimento fisico sensoriale e mentale.

Nella seconda sala a esprimere visivamente la De-creazione vi sono i lavori fotografici in bianco e nero del ceco Josef Koudelka (1938). Posizionate direttamente a terra e appoggiate al muro le sue fotografie – 9 di formato orizzontale e 3 trittici verticali – raccontano la contrapposizione dell’uomo al mondo e alle sue leggi, sia morali che naturali, come anche la conseguente distruzione materiale derivante dalla perdita di senso etico. L’intervento del tempo sulla storia umana e sull’ambiente, scenari di guerra, i poli antitetici di natura e mondo industriale sono i tre grandi temi della distruzione da lui affrontati.

Nell’ultima sala l’artista Laurence Carroll esprime la speranza insita nella Ri-creazione, attraverso la sua propria capacità di ridare vita ai materiali di recupero trasfigurandoli con processi di ripensamento e rigenerazione. L’installazione dal titolo Another life è composta da quattro grandi wall paintings e un floor piece. L’eterea illuminazione della sala contribuisce a esaltare il delicato lavoro dell’artista. Tra questi lavori di grande formato degno di nota, perché più degli altri riesce a esplicare il tema della rigenerazione, è il freezing painting, un lavoro che ciclicamente viene scongelato e ricongelato, mutando così di continuo il proprio aspetto nel corso della giornata. Un padiglione sicuramente interessante e curato con attenzione.

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