Correale#TalentPrize2013

We’re sorry per le condizioni di lavoro a cui vi abbiamo abituato, we’re sorry per avervi fatto credere che con lo studio e l’impegno avreste trovato un posto nella società, we’re sorry per la disparità dei salari, we’re sorry per aver messo troppo spesso parenti e amici in posizioni di potere, we’re sorry per aver lasciato invecchiare la classe politica, we’re sorry per non aver dato peso a molte questioni sociali, we’re sorry per non aver pensato alla cultura come bene comune, we’re sorry per non avervi ascoltato adeguatamente, we’re sorry per aver considerato l’arte come bene elitario. È una lunga sequela di scuse quella con cui Danilo Correale firma una delle sue opere: We’re sorry, appunto. Scusateci per il futuro negato e quant’altro ancora: niente meglio di questa sequenza di scuse mostra l’opera e gli intenti dell’artista napoletano vincitore della sesta edizione del Talent Prize. L’impegno artistico versus il disimpegno sociale cui ci ha abituato il ceto politico che sta mandando a fondo il nostro paese e l’Occidente. La denuncia della politica come sopruso e menefreghismo, lo strapotere dei burattinai dell’economia globalizzata che non trova se non burattini compiacenti e masse depauperate e incazzatetemi al centro di molte opere di questa edizione del nostro premio – ha in Correale uno dei corifèi più interessanti. Un giovane (classe 1982) che vive la sua condizione di precario intellettuale non diversa dalla stragrande maggioranza della sua generazione, e affila le sue armi per affidare a installazioni e immagini concettuali la capacità iconica di rovesciare l’esistente, dire la sua contro la sonnolenza del vivere civile contemporaneo. Non lungo, ma già nutrito il curriculum e il via vai spaziale del nostro, da una parte all’altra del globo: Napoli, Milano, Londra, Berlino, New York. Ma anche Roma e Siena, dove nelle ultime settimane ha cumulato, oltre al Talent, anche il premio messo in palio dalla fondazione Ermanno Casoli nella città del Palio.

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