Spalletti al Maxxi

Roma

Il sistema visivo umano percepisce come luce bianca la mescolanza di tutti i colori dello spettro visibile proveniente dal sole durante il giorno. Il colore è dunque un fenomeno psico-fisico legato alla luce bianca e, senza di essa, il colore non esisterebbe. È proprio il bianco a farla da protagonista nella mostra di Ettore Spalletti che inaugura oggi al Maxxi di Roma, dal titolo Un giorno così bianco, così bianco, parte di un progetto di tre mostre dedicate all’artista che saranno allestite anche alla Gam di Torino e al Madre di Napoli. «Sarebbe stato troppo semplice farla ruotare attorno ad altri colori», afferma la curatrice Anna Mattirolo all’incontro con la stampa di stamattina nell’auditorium del Maxxi e lo scrive lo stesso Spalletti: «Il colore non è reale, viene restituito attraverso la quantità di bianco che ho messo nell’impasto». Mescolando il bianco con gli altri colori, Ettore Spalletti lavora da quarant’anni alle sue opere, ottienendo, attraverso un’elaborata procedura di stratificazioni, essiccazioni e abrasioni, tele di grande dimensione, fatte di campiture di colori pastello, dal grigio al rosa, all’azzurro, ma senza per questo essere monocrome, perché lasciano trasparire sul fondo l’elementarità del bianco.

Sulla base di tutto ciò, è facile capire perché la luce sia così fondamentale per Spalletti, strettamente connessa alle opere e al loro allestimento, estremamente ponderato nel suo studio e ricreato con la stessa precisione per il museo romano che ha fatto prediligere, come spiega la curatrice, un approccio non invadente, contrastante con l’interno del prepotente spazio della Hadid, nel quale l’artista «è andato a togliere invece che ad aggiungere, selezionando poche opere del suo repertorio artistico». Le pareti della galleria 4 sono quindi state occupate dalle sue tele dense di spessore materico, rigorosamente senza cornice che invadono lo spazio, fuoriuscendo dalla parete, realizzando un’alternanza tra bidimensionalità e tridimensionalità. L’atmosfera che ne risulta è intensa, «quasi commuovente» afferma la Mattirolo, mentre il direttore del Madre sostiene che il concetto migliore da associare a Spalletti sia quello di «spiritualità invece che concettualismo, che racchiude in sé il contemporaneo e l’eterno».

Spalletti è riuscito a sconfiggere il tempo, creando opere nelle quali si scorge l’infinito e la tradizione colta figurativa che viene da lontano, da Giotto fino a Giorgio Morandi. Schivo e timido, il pittore, pur non presente durante l’incontro con la stampa, ha lasciato nelle sale la sua traccia, costruendo un dialogo silenzioso tra le opere e il pubblico che, afferma Giovanna Melandri: «porta a un risultato magico attraverso il silenzio e la meditazione». Difatti guardando nell’azzurro di Spalletti o nel bianco delle opere contenute nel white cube creato all’interno della sala, si ha un effetto spiazzante. Gli occhi non riescono a sostenere il contatto visivo per l’intensità del colore ma neppure riescono a distoglierlo, quasi attratti magneticamente dalla tela. Come nei dipinti di Mark Rothko, anche in quelli di Spalletti, dietro alla serenità pacata dei color fields, si nasconde l’immensità spiazzante del sublime che ci riporta alla memoria i mari in tempesta di Caspar David Friedrich, in questo caso quelli dell’adriatico.

I curatori delle mostre dei tre musei, Danilo Eccher, Anna Mattirolo, Andrea Viliani e Alessandro Rabottini insieme al presidente della fondazione Maxxi Giovanna Melandri e al direttore Hou Hanrou tuttavia si sono soffermati meno sulla qualità artistica di Spalletti, più sull’importanza che rappresenta l’alleanza tra queste tre istituzioni, una soluzione già messa in pratica da altre istituzioni europee, ma ancora poco in Italia. «Volevamo dare, in questo momento difficile per la cultura, che si può fare squadra. Bisogna dare sempre più spazio a questo tipo di sforzi. Viva la collaborazione», così conclude Giovanna Melandri, mentre Piepaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina, ha definito questo tentativo ben riuscito un «progetto repubblicano. Un’alleanza che testimonia nel suo piccolo che la nostra sia una repubblica». Anche Danilo Eccher, direttore della Gam si è espresso al riguardo, affermando: « Non si può dire di aver visto la mostra, senza averle visitate tutte e tre perchè si tratta di una rete di esposizioni che consente di abbracciare in modo esaustivo il lavoro di Spalletti». Infine pochi accenni alle future mostre del Madre e della Gam perché, dicono i curatori, «non vogliamo svelare la sorpresa».

Maxxi, dal 13 marzo fino al 14 settembre; info: www.fondazionemaxxi.it
Gam, dal 27 marzo al 15 giugno; info: www.gamtorino.it
Madre, dal 13 aprile al 18 agosto; info: www.madrenapoli.it

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