Polifonie, Marco Gastini

Dal 17 aprile al 14 giugno il museo Pecci di Milano, sede distaccata del centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, e Spazioborgogno presentano il nuovo progetto espositivo di Marco Gastini intitolato Polifonie e composto insieme all’artista come una sintesi della sua ricerca scandita da un percorso cronologico suddiviso in quattro parti e racchiuso nelle installazioni realizzate fra il 1977 e il 2011. La prima, Otto pezzi (1977) è una combinazione fra opere di periodi distinti realizzate tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, dove al di la delle tracce dipinte è la stessa disposizione delle tele a innescare una viva impressione di movimento sulla parete. Segue poi (In) sinfonia (1987) simbolo del passaggio compiuto da Gastini negli anni Ottanta, dall’analisi sullo spazio della pittura all’armonia della tensione fra segni plastici e pittorici inseriti nel quadro. Qui ogni elemento è fissato, imprigionato nella trama di cassette di legno che compongono lo sfondo come tessere di mosaico o schermi di videowall uniti a formare un’immagine completa, sottolineata dai frammenti di legno e di ferro che la contengono, al pari delle parentesi inserite nel titolo.

Partitura per otto tempi (1998) è una monumentale installazione a parete realizzata in occasione della personale di Weimar nel 1998: un grande spartito attraversato da dipinti distribuiti su una lunga parete e scandito da tondini di ferro saldati e disposti in battute temporali, in modo da funzionare come riferimento ritmico per un’ improvvisazione sinfonica eseguita davanti all’opera. Infine Terra cantata (2011) è il contrappunto finale della mostra: cinque tocchi di terra, tela e vetro posti al centro di una parete. In questo lavoro di Gastini la relazione proposta non è più quella fra il quadro e il muro, bensì quella fra la terra e il cielo. Simultaneamente inaugurata allo Spazioborgogno Con gli occhi del gatto, personale di Felice Levini esposizione sospesa tra astratto e figurativo. Nel grande spazio milanese l’artista raccoglie un gruppo di lavori recenti in cui è possibile apprezzare tutta la pluralità di linguaggi da sempre utilizzata, frutto di una visione dell’arte come forma nuova della realtà che si presenta sempre nella sua inedita complessità. Le opere: Un grande orecchio, (La pulce nell’orecchio, 2013) fuoriesce dalla bidimensionalità bianca della parete per evocare il luogo dell’ascolto e del silenzio e infine La grande porta, (Astratti furori, 2014) che vuole essere anch’essa la visione di un luogo indefinito fra la terra ed il cielo.

Fino al 14 giugno, Spazioborgogno ripa di Porta Ticinese 113, Milano; info: www.spazioborgogno.com