I ritratti di Faigenbaum

A volte tornano. Sotto lo stesso cielo, a raccontare vite appese a un colpo d’occhi, epoche trapassate anche se distanti un pugno d’anni, uno sguardo sulla contemporaneità come sospeso nel tempo. Patrick Faigenbaum (1954), parigino, tra i nomi di spicco della fotografia non solo d’Oltralpe, torna a Villa Medici che alla metà degli anni ‘80 l’aveva visto borsista per una monografica tra le più importanti degli ultimi anni. La retrospettiva, curata da Jean Francois Chevrier (il critico che l’ha seguito dagli esordi) e Jeff Wall, altro bel nome della fotografia francofona d’Oltreoceano, è visibile dal 4 ottobre al 19 gennaio nella sede dell’Accademia di Francia ed è inserita nell’edizione del festival internazionale di fotografia della capitale, dedicata non a caso alla vacatio, alla sospensione, al vuoto colto dall’obiettivo.

Faigenbaum, capello vaporoso e occhio cilestrino, riporta a Roma ciò che a Roma ha dato e lo ha reso famoso: ritratti. Nobilastri impiaccicati al muro di fastose dimore, negli occhi lo sguardo annoiato e altero di chi la vita l’ha vissuta sempre passando dalla porta principale. Un essay della serie sulle famiglie aristocratiche italiane realizzata tra Firenze, Napoli e la capitale, appunto. Ritratti di nobili e quelli, assai meno tali, di genti incontrate in vari luoghi, dalle banlieu parigine alle strade di Brema, dalle calles di Barcellona ai vicoli di Santu Lussurgiu. E qui i ritratti s’innestano con altro, coi luoghi e i paesaggi, messi faccia a faccia nella maestosità delle mura medicee sotto le quali Lucullo dava i suoi festini. Ma anche con l’immagine, tenera e impietosa, del volto materno scavato dalle rughe della vita.

Ritratti, dunque. Di genti e non solo, d’anime smorte – con le loro facce da fine XXI secolo, sorprese tra il boom e lo sboom economico – e nature morte. Frutta e altre cose raccolte per le vie del paese nell’oristanese, a due passi da Macomer. Pigne frammiste ad acini d’uva rampicati come sul Montiferru, limoni come soli, a rotolare sulla linea dell’orizzonte. Ritratti, anch’essi. Dice Eric de Chassey, direttore dell’Accademia: «Non vi è dubbio che uno dei caratteri più rilevanti dell’insieme del lavoro di Patrick Faigenbaum sia il suo modo di cogliere i luoghi. Le persone e gli oggetti, non presi in un momento fuggevole o in un’eternità sospesa ma, al contrario, come se incorporassero i depositi successivi del tempo, se non addirittura di una lunga storia». Ritratti, nella polvere del tempo e della storia.

Venerdì 4 ottobre alle 18 l’artista e i curatori incontrano il pubblico al Macro di Roma. Prenotazioni allo 060608. Info: www.villamedici.it

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