Mabunda, l’artista del Mozambico che trasforma le armi in opere d’arte

Maputo

Armi trasformate in opere d’arte. Continua la ricerca di Goncalo Mabunda, scultore mozambicano, con l’uso strumenti di guerra per la creazione di opere d’arte. Una mostra, nel centro culturale franco mozambicano, a Maputo, celebra il giovane artista che da anni è impegnato in un progetto di pace, di devozione alla bellezza fatta con strumenti di guerra. Conosciuto anche in Italia, dopo aver offerto un trono fatto di pezzi di kalashnikov, proiettili e mortai a papa Giovanni Paolo II nel 2002, in occasione della celebrazione dei 10 anni dell’accordo di pace in Mozambico, insieme a un gruppo di artisti di Maputo, Goncalo Mabunda ha continuato a crescere artisticamente tanto da diventare un riferimento artistico mozambicano nel mondo intero. La carriera di Mabunda è iniziata con un progetto del Consiglio cristiano del Mozambico che, dopo la fine della guerra civile nel 1992, raccolse materiale bellico per trasformarle in zappe, una metafora per la coltivazione della pace. Le armi sarebbero servite a sparare mais e a uccidere la fame. Una parte di quelle armi venne data ai giovani artisti del Nucleo d’arte di Maputo che le trasformarono in opere d’arte. La mostra celebra insieme a Mabunda Bata, uno scultore che utilizza pezzi di pentole, forchette e cucchiai vecchi, tubi di scappamento, pezzi idraulici, trovati dal ferrovecchio. Bata, uno dei più importanti creativi del panorama mozambicano nell’arte scultorea, con radici profonde nella tradizione del sud del paese, è passato attraverso un processo di trasformazione e di ricerca di interpretazione della realtà contemporanea, di un paese in velocissimo cambiamento. Il codice trovato è oggi fatto di forchette e cucchiai e altro materiale metallico di scarto.