Il bello del Maam

Roma

Non si vedono solo opere d’arte nella “città” di Metropoliz, ma la vita stessa intenta in una lotta comune, una lotta che appartiene a molti individui, quella dell’integrazione sociale e della difesa della dignità. E il Maam, museo dell’Altro e dell’ Altrove di Metropoliz, citando l’antropologo nonché curatore di questo spazio espositivo Giorgio de Finis, si pone come vera e propria barricata d’arte, una barricata dalle sensazionali potenzialità. Il museo è articolato all’interno di un vecchio casermone dissestato lungo la via Prenestina a Roma, dove una volta c’era la fabbrica Fiorucci e in cui oggi sorge una “metropoli”, ribattezzata appunto Metropoliz, dove varie comunità ed etnie vivono e condividono un’organizzazione sociale tutta loro. Un’organizzazione scandita da lampi d’arte, che illuminano moltissimi angoli del fabbricato e che arrivano fino a dentro le case messe in piedi dagli occupanti di Metropoliz: graffiti, installazioni, sculture, fotografie, realizzate da artisti che hanno, con il loro genio, dato il loro contributo alla causa. Nomi come Borondo, Gianni Asdrubali, Alice Pasquini, Sten & Lex, Rub Kendy, Santino Drago, Maddalena Mauri, Seboo Mingone, Luigi Ontani, Franco Losvizzero e Veronica Montanino.

La lungimiranza del progetto è tale da aver acceso un vivace dibattito tra gli addetti ai lavori e la sua originalità pone quest’esperienza fra le prime in tutto il mondo. In sintesi, il Maam è un museo situazionista e relazionale, ubicato all’interno della cosiddetta città meticcia, in uno spazio occupato e abitato da circa 150 persone di etnia differente. Si deducono subito le innumerevoli difficoltà affrontate da Giorgio de Finis: fra le tante, la non titolarità del sito, la mancanza di fondi e l’incombente timore dello sgombero. Però, appena si mette piede dentro Metropoliz, è possibile comprendere l’entità dello spirito che tiene in vita questa stimolante iniziativa. Su ogni muro, parete e stanza del museo ci sono opere d’arte di notevole valore, che in un dispositivo del genere assumono un significato ancora più sorprendente e spettacolare, un significato umano e umanitario. Gli abitanti di Metropoliz lottano per la vita e guardano alla luna, metafora di valore utopico che regge l’intera città. Le opere esposte sembrano raccontare questa lotta e tutte le difficoltà da cui è scatenata attraverso un gioco ipnotico che lascia lo spettatore vincolato tanto a immagini vitali e colorate, quanto a forme dinamiche e insolite.

Solo una volta varcata la soglia del Maam si percepiscono il senso più profondo e il fine ultimo del progetto: trasformare ogni singolo centimetro della città in un opera creativa. Percorrendone gli spazi si ha la percezione di essere proiettati in una dimensione parallela, dove il significato della vita trae origine dall’arte e l’arte stessa si nutre della vita, sviscerandone gli aspetti più nudi, autentici e profondi. Si può parlare, quindi, di un dispositivo funzionale, metamorfico e reattivo; un dispositivo che respira proprio come un essere umano. In continua evoluzione, il Maam si renderà protagonista il 21 dicembre di un evento di grandissimo interesse: parteciperà al Rebirth day, l’iniziativa creativa ideata da Michelangelo Pistoletto, grande interprete dell’arte povera. Sarà una grande festa, dove non mancheranno proiezioni di film, performance di artisti fra cui Maurizio Savini e Paolo Buggiani e intrattenimento con forti contaminazioni artistiche. Per l’occasione de Finis sta curando anche l’allestimento per l’esposizione di una quarantina di opere d’arte. Il tutto prenderà vita sotto il candore della luna, la cui onnipresenza rende Metropoliz ancora più affascinante e pluridimensionale. Ogni visitatore, nella magia della notte, avrà l’impressione di poter risalire il misterioso filo che, nei celebri quadri di De Chirico, conduce alla luna. Nel gioco di ribaltamento tra reale mito e utopia la città meticcia si conferma una dimensione altra, dove ogni conflitto e la stessa lotta per la sopravvivenza si risolvono e generano una realtà multietnica e pluriculturale , non più onirica, ma spazio comunicativo tangibile e vero.

Info: Facebook Maam

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