Bentornato Matthew Barney

Artista, scultore, regista: tanti ruoli ma vissuti sempre al limite. Matthew Barney è un personaggio ambivalente che da anni si muove nel panorama dell’arte contemporanea in modo ambiguo e straniante, proprio come le sue conturbanti creature che si muovono alienate nelle sue opere. Monaco celebra l’artista con la mostra Matthew Barney: River of Fundament, una ricca esposizione che riunisce per la prima volta gran parte della corposa produzione dell’eccentrico creativo condensandola nel grande progetto filmico (della durata di ben cinque ore)  che Barney firma insieme a Jonathan Bepler. Per la sua epicità, il progetto rappresenta una delle opere più complesse e ambiziose dell’artista fino ad oggi, nonostante anche in passato Barney si è confrontato con imprese mastodontiche. Il film è ispirato allo scrittore Norman Mailer, esponente della Beat generation, in particolare alla sua opera Ancient evenings. La mostra a Monaco, in programma fino al 17 agosto alla Haus der Kunst, vede al centro dell’esposizione Djed, una scultura in ferro massiccio, composta da 25 tonnellate di ferro fuso modellato in una acciaieria abbandonata lungo il fiume Detroit. In mostra anche una serie di nuovi disegni, fotografie, storyboard e vetrine, finemente mappatura del carattere e lo sviluppo tematico del progetto.

Nato nel 1967 a San Francisco, l’artista vanta un passato da fotomodello e un’iscrizione alla facoltà di medicina, studi che presto abbandona per iscriversi al dipartimento di Arti visive. Dal 1991 ha presentato personali in gran parte del mondo, aggiudicandosi nel corso della sua carriera numerosi premi e riconoscimenti. Marito della cantante Bjork, da cui ha avuto una bambina nel 2002, Barney ha conosciuto una più che discreta notorietà grazie alla saga di Cremaster, un’opera totalizzante ed eccessiva che, scandita in otto anni e cinque video, intendeva presentare una cosmogonia sopra le righe e sotto i genitali (la parola cremaster si riferisce al muscolo testicolare). Inventore di potenti metafore e di roboanti allegorie, l’artista statunitense ha saputo così creare un ricchissimo universo di immagini con molteplici riferimenti e allusioni, dando alla luce icone visivamente ed esteticamente molto d’impatto.

Info: www.hausderkunst.de