Visiva presenta Pino Leone

Il 22 marzo è una data importante per Fluffer magazine. Non soltanto sarà presentato il secondo numero della rivista, ma verrà anche inaugurato nello spazio romano di Visiva – La città dell’immagine il ciclo espositivo dedicato ai fotografi di arte erotica di Fluffer. Il primo artista è Pino Leone, classe ’61, con la mostra Closer, curata da Virginia Marchione e Dario Morgante.

«Vorrei che si conoscesse la figura di Pino a 360°», così parla Virginia Marchione nello studio di Pino Leone, dove si svolge l’intervista. Già, perché Pino non è solo un fotografo di moda, ma un artista completo, i cui interessi si propagano incessantemente verso diverse direzioni. Coda brizzolata, sigaretta in bocca, parla soddisfatto del suo lavoro, con semplicità e senza troppa enfasi. Nonostante sia nato in Venezuela e si sposti continuamente per il suo lavoro, le sue origini sono italianissime, più precisamente pugliesi, anche se il suo accento inizia a perdere colpi. Un passato da autodidatta, inizia negli anni ’70 con la fotografia still life e poi entra nel mondo della moda e della pubblicità, collaborando con stilisti e fotografi noti a livello internazionale. Pino non sembra essersi montato la testa e, anzi, parla del suo interesse per l’erotico come una liberazione: «qui in Italia c’è un bigottismo diffuso, probabilmente dovuto alla presenza della chiesa, ma in fondo l’istinto sessuale è qualcosa che è radicato in tutti noi, forse sopito perché frenato dalle regole sociali imposte. La moda è piena di regole, mentre il nudo è la libertà totale, priva di costrizioni. Il mio interesse per l’erotismo è venuto da sé, è stato un passo automatico». Questa è la ragione per la quale non ritocca mai le sue fotografie, in contrasto con l’artificiosità richiesta dalla moda: «quando si tratta di nudi e di erotismo non ci devono essere trucchi, al massimo si può mascherare qualche difetto con la luce, ma in genere io richiedo alle mie modelle di farsi fotografare al naturale». Il bianco e nero pertanto diventa una necessità: «per i nudi scelgo sempre il bianco e nero. Solo così riesco ad avere l’effetto che desidero, giocando con le ombre e con le luci non svelando in modo evidente certi particolari e conferendo all’immagine un’eleganza che a colori non riuscirei a ottenere. A colori molti scatti potrebbero risultare volgari».

A interessare Pino è quindi quello che suggerisce un’immagine, senza bisogno che essa sia esplicita: «molto spesso l’intensità di uno sguardo, la tensione e la nodosità delle mani, possono essere molto più erotiche di un corpo nudo». Gli intrecci dei corpi confondono lo sguardo, aprendosi all’interpretazione dell’osservatore e diventando un tutt’uno con lo spazio, trasformandosi in profili di paesaggi naturali, come i bodyscapes di Carl Werner. Tutto rientra nel progetto estetico di Leone che, innamorato del bello, lo vuole comunicare agli altri attraverso le sue fotografie: «non mi importa pensare se piacerà o non piacerà. Io mi considero un fotografo perché faccio quello che piace a me e arrivo a creare un qualcosa che è mio, che mi permette di dire ciò che voglio dire in quel preciso momento». L’immagine è quindi uno strumento di comunicazione, che in Pino si inserisce fuori dal contesto di autorialità artistica ossessiva, ma si apre generosa ai rischi della post-produzione: «molto spesso trovo in giro sul web le mie fotografie, anche modificate e diverse dall’originale. Ma non mi importa, fare il mio lavoro vuol dire anche questo».

A Visiva, oltre a una serie di nudi integrali, nati dalla collaborazione con la modella Francesca Veronica Sanzari, anche un lavoro che gli ha permesso di esplorare l’arte giapponese dello Shibari: «avevo molto materiale e non sapevo come sfruttarlo. Per questo con Fluffer abbiamo deciso di farne una mostra». Le fotografie sono state scattate nel suo stesso studio e i nodi, ovviamente, praticati da un legatore professionista. Questo esperimento gli ha permesso di soddisfare la sua voglia di analizzare quella zona di confine tra il consentito e il proibito, scoprendo che, molto spesso, sono anche le protagoniste delle sue fotografie a volerlo indagare in prima persona. La stessa indagine effettuata ai confini dell’erotismo, viene praticata dall’artista al confine tra le discipline, abbandonandosi alle contaminazioni e agli influssi che ne derivano. Ne è un esempio il suo lavoro come direttore creativo della rivista Bambi magazine per tre anni e, successivamente, la collaborazione con Wolf magazine, una piattaforma che si occupa non soltanto di fotografia, ma rivolge la sua attenzione a tutte quelle sperimentazioni che non trovano una collocazione ben precisa nel mondo dell’arte. Senza ossessioni per le etichette, Pino realizza anche video, il cui soggetto parte dalla moda per diventare un corto, sembra una pubblicità, ma potrebbe anche essere una performance.
In bilico tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, cerca continuamente nuove strade da percorrere, trovando nella parola eclettismo quel codice moderno che riesce a offrire una chiave d’interpretazione a una figura così ibrida.

Dal 22 al 30 Marzo 2014
Visiva, via Assisi 117 Roma
Giorni e orari di apertura: Lun-Ven. dalle 12.00 alle 19.00
Vernissage 22 marzo ore 18.30
Info: http://fluffermagazine.tumblr.com

Foto: Fluffer magazine